Quali sono le differenze fondamentali tra il gruppo di allora e questo
dell'era Fiumani?
Soprattutto una cosa: che canto io... e poi gestisco tutto da solo,
mentre prima eravamo in quattro, cioè quattro opinioni diverse che
erano... difficili da mettere d'accordo. Trovo più adatta la situazione
attuale alle mie caratteristiche personali. Nell'85 ci fu la scissione
della formazione originaria, poiché il momento di stanca spinse
qualcuno alla ricerca di una vita più tranquilla. insomma, il lavoro
fisso, che però non potevi avere se suonavi perché c'erano
i concerti, i quali a loro volta non garantivano una sussistenza a tutti.
Quando Gianni e Leandro se ne andarono eravamo alla vigilia di alcune date
in Spagna, dunque iniziò un periodo nel quale accanto a me e a Miro
si avvicendarono varie formazioni. L'anno scorso questa situazione ha iniziato
a stancarmi. Mi sono detto: faccio le canzoni, perché non dovrei
cantarle? Perché non dare corpo alla voce che è in me? Rimasti
in tre abbiamo registrato "Gennaio" e "In perfetta solitudine".
Per uno che scrive la musica è difficile rinunciare
al proprio cantato? Prendi un esempio poco impegnativo (!): Pete Townshend
ha detto che Daltrey era negli Who la voce perfetta delle sue canzoni...
Ma è anche vero che una delle cose più belle che ha scritto,
"Rough Boys" l'ha cantata lui meglio di chiunque, e che ha fatto
dei lavori da solista. In generale, comunque, dipende da molti fattori,
che possono anche essere economici: dopo "My Generation" non era
molto facile sciogliere gli Who... Io comunque non sono d'accordo e non
lo sono soprattutto da quando non solo scrivo, ma interpreto, cantandole,
le mie canzoni. In questo modo riesco a esprimere il cento per cento di
quello che ho tirato fuori da uan canzone. Sono molto entusiasta di questo
disco e non lo voglio nascondere.
Il lavoro sulla chitarra. Da chitarrista e autore, ora devi servirti
dello strumento con il quale scrivi per cantare.
Non è innanzitutto un mero accompagnamento. Essendo in tre,
poi, l'armonia finisce per essere portata tutta dalla chitarra e quindi
se non gli dai ampio spazio, la musica sotto cede, perché semplicemente
l'armonia non c'è. Questo a livello armonico: in questi dieci anni
credo di avere sviluppato uno stile personale e già rispetto a "Gennaio"
c'è una maggiore attenzione per la rifinitura...
C'è anche una distinzione piuttosto marcata tra linea vocale
e linea musicale, che in genere rende invece prevedibile il cantato nella
musica rock...
Non sempre è così, comunque. È un po' il mio stile...
è in fondo la chitarra che si è dimostrata ideale per me;
i pezzi sono venuti insieme, parole e musica, e questa secondo me è
la migliore forma che i brani possano assumere, perché significa
che l'ispirazione c'è. Spesso le cose vengono senza motivo preciso,
prendo in mano la chitarra perché ne ho voglia e poi magari mi dico
"bello, questo". Oppure ho anche una frase che mi gira in testa e trovo
un accordo e da lì parte tutto il processo. "Diamante grezzo"
e "Io amo lei" sono nate insieme, musica e testo contemporaneamente.
Una melodia che viene fuori dalla chitarra ti suggerisce spesso una sensazione
che è dentro e aspetta soltanto la forma migliore per uscire.
Spesso un musicista è quasi l'opposto, faccia a faccia, di
quello che esprime nella maggior parte del suo lavoro. Tu invece sei sempre
stato gemello identico a ciò che suoni e, da due anni, canti. ti
ha creato problemi questa fedeltà limpida della persona al musicista?
(sorridendo). Sì... devo dire che molti brani sono auto-biografici
laddove altri possono essere lavoro di fantasia... c'è molta biografia
per esempio in "Verde"... c'è anche qualcosa di Tom Verlaine
che è sicuramente uno degli artisti, chitarristi, che ammiro di
più. Altre canzoni hanno la loro storia. "In perfetta solitudine"
è una delle più vecchie, di un paio di anni fa, ma ho aspettato
ad inciderla perché dentro di me probabilmente pensavo che il momento
buono era questo. "Vai" è molto recente e ha una vita curiosa:
è la prima puntata di una storia in due parti, di cui la seconda
è una canzone che abbiamo già registrato ma che uscirà
nel prossimo disco e si intitola "Amore prendimi". La prima narra
dell'abbandono, la fine di un amore, poi uno torna e l'altro gli dice che
nel frattempo ha imparato a vivere da solo, ma non anticipo nulla, potrebbe
essere, detta così, interpretata in maniera sbagliata. "Io amo
lei" è un brano anche classico, se vuoi, nello stile. I temi
sono quelli, dipende da come li prendi. Questo è il mio modo di
sentire l'amore.
"Diamante grezzo" ha un'angolatura davvero particolare sull'amore.
Sì, "Diamante grezzo" è una canzone sull'amore,
se vuoi. Ma è diversa, è anche un po' ironica. A Firenze
si dice "sdarsi" per avere qualcosa, che significa buttarsi giù
per potersi considerare niente o poco meno proprio perché hai forte
bisogno di una persona: la canzone è un po' l'inginocchiarsi davanti
a questa persona...
C'è sempre, non in maniera cinica, dell'ironia nelle tue
cose più recenti.
Sì, quell'ironia giusta che c'è bene o male in tutte
le cose della vita. Già un'altra volta ti dissi che non sono molto
propenso a vedere le cose come l'artista che deve soffrire per conquistare
la propria arte e le cose: ho provato sulla mia pelle che meno preoccupazioni
materiali hai, meglio fai alle tue canzoni. A mio avviso l'ascoltatore
non ha voglia di sentire le paranoie altrui. Secondo me è sempre
meglio dare qualcosa che tende alla serenità, più che alla
depressione...
Qui tocchi uno dei massimi sistemi per interpretare la musica popolare
moderna. Prendi i Joy Division e la presa che hanno avuto su una intera
generazione: c'era della dolcezza, a tratti, ma non era certo musica per
sorridere.
Sì, ma erano anche altri tempi e comunque se il prezzo da pagare
è quello che hanno pagato loro, ne faccio volentieri a meno del
successo. La musica deve avere una carica di ottimismo, senza propinare
stronzate senza sostanza e poi la musica è molto legata ai periodi
della vita di ognuno. Il successo che incontranon solo l'heavy metal, ma
negli ultimi anni un genre come il trash-punk è l'espressione di
uan grande aggressività che c'è nei ragazzi. Mi piace comunque
il paradosso insito nell'heavy metal, quella carica umoristica e comunque
il legame quasi religioso con i propri ammiratori, che rende i concerti
un evento, una messa sacra. In altri ambiti c'è spesso distacco,
nonchalance, mentre a me piacciono i concerti che sono un evento, dove
c'è qualcosa, dove nell'aria è palpabile l'elettricità
ed è quello che io cerco di ottenere. Io ricerco molto il coinvolgimento
dal vivo, se io vado a suonare, in quell'ora dò veramente tutto,
mi metto completamente a nudo, ci metto l'anima. È come il pugile
che sul ring non può nascondersi, ma deve affrontare l'evento. Questo
poi è molto più presente in me perché canto. Prima
a volte mi sentivo messo un po' in panchina.
E si sa che, a quelli di Firenze, la panchina non piace per niente: è evidente che Fiumani a qualche concerto dei Diaframma deve esserci andato come spettatore per accorgersi di dove era il suo ruolo in campo.