INTERVISTA A FEDERICO FIUMANI
tratta dal mensile TUTTIFRUTTI giugno 1989 e realizzata da Giancarlo De Chirico
Da
"DIAFRAMMA Gennaio"
Sempre elogiati dalla critica musicale specializzata il gruppo fiorentino
dei Diaframma non è ancora riuscito ad imporsi con lo stesso
clamore suscitato dall'avvento di altre bands come Litfiba, Denovo
o The Gang all'interno del panorama del nuovo rock italiano. Eppure sono
diversi anni ormai che il gruppo guidato da Federico Fiumani ha intrapreso
una seria ed intensamente vissuta attività musicale fatta di concerti
molto apprezzzati e di album che hanno superato con estrema facilità
la diffidenza di quei giudici sempre e comunque ostili al rock di marca
italiana. A cominciare da "Siberia" , il loro primo trentatré
giri , i Diaframma hanno inanellato tutta una serie di dischi davvero belli
come "Tre volte lacrime" o "Boxe", quest'ultimo risalente
appena allo scorso anno. Se solo si prova ad ascoltare brani come "Marta",
"Godi amore" o "Caldo" si capisce subito che questa band
non ha proprio niente da invidiare - sia a livello lirico che musicale
- ad altri gruppi della stessa generazione, venuti fuori in Italia in un
periodo post-punk che favoriva la formazione di una new wave preparata
e all'avanguardia in fatto di gusto ed ispirazioni compositive.
Rimane quindi un mistero il perché uno dei gruppi guida nell'evoluzione
della musica italiana debba sempre essere inserito tra el bands eternamente
emergenti mentre altri (che dovrebbero essere affogati da un bel pezzo)
continuano imperterriti ad infestare il mercato nazionale. C'è stata
forse una gestione poco aggressiva della propria immagine o magari ci si
è rivolti ad un circuito piuttosto ristretto che non ha consentito
il realizzarsi di un'adeguata promozione discografica? Di questo e di diverse
altre cose abbiamo parlato con Federico Fiumani in occasione della recente
uscita di "Gennaio", l'ultimo disco dei Diaframma, un e.p. contenente
quattro brani, tutti molto ben curati ma estremamente diretti e semplici
nell'impatto sonoro.
Sono due anni che ormai avete costituito una nuova etichetta discografica
- la Diaframma Records - attraverso la quale producete da soli i vostri
dischi. Come mai vi siete staccati dalla IRA? Non eravate contenti?
Non si tratta di questo. Sentivamo soltanto il bisogno di una maggiore
autonomia operativa e abbiamo scoperto che si sta bene anche da soli. E
poi ci appoggiamo ancora alla Materiali Sonori per la distribuzione in
Italia.
Ho appena finito di sentire "Gennaio". mi sembra che ci siano grosse
novità nella formazione...
Sì, certo. Prima di tutto adesso non mi limito più a
suonare la chitarra, ma mi occupo anche della parte vocale. Poi sono entrati
a far parte del gruppo Massimo Bandinelli, al basso, e Fabio Provazza,
alla batteria. Quest'ultimo era un bravissimo musicista di jazz che siamo
riusciti a convertire al rock. Una bella impresa non ti pare?
Sicuro! Ma che ne è di Miro Sassolini, il precedente vocalist,
nono fa più parte del gruppo? Eppure il suo lavoro su "Boxe" mi
era sembrato ottimale...
Sono d'accordo con te. Ma è nato tutto dalla mia insoddisfazione
personale nel non poter cantare quello che scrivevo. Lui lo ha capito molto
bene ed adesso, anche se non è più nel gruppo, siamo più
amici di prima.
Rispetto a "Boxe" questo "Gennaio" mi sembra che segni l'abbandono
di un certo pop sofisticato, che è stato sostituito da sonorità
più vicine al rock, più elettriche. In quale direzione si
muovono adesso i Diaframma?
La nostra musica ha subito un'evoluzione senz'altro positiva, ma sempre
nell'ambito del rock. Proseguiremo questo discorso anche sul nostro nuovo
album che uscirà entro l'anno e che sarà un completamento
di "Gennaio". Vedi, credo che il pubblico sia maturato in questi
ultimi anni e quindi più disposto a cogliere le tante diverse sfumature
del rock, che è in grado di andare oltre alle mode e alle
stagioni per diventare una delle forme più sincere di comunicazione.
I Diaframma si sono formati ufficialmente nel 1981 ma hanno assimilato
interamente le influenze musicali del punk inglese e di alcuni aspetti
della new wave americana. Quali bands vi hanno spinto maggiormente sulla
strada del rock?
Clash e Joy Division di sicuro, anche se il mio modello sono sempre
stati i Television di Tom Verlaine che sotto il profilo artistico e musicale
hanno rappresentato il massimo, volendo riferirsi ai gruppi di quel periodo.
Su "L'amore segue i passi di un cane vagabondo" e su "Gloria" hai
privilegiato il testo rispetto alla musica. È importante per te il contenuto
dei tuoi brani?
Bisogna raggiungere un buon equilibrio fra testo e musica, comunque
i brani a cui ti riferisci sono nati proprio come poesie musicate. E in
quel caso il giro di chitarra è volutamente semplice e poco originale
per mettere più in risalto le parole e la voce. Amo molto scrivere.
Ho già pubblicato due libri di poesie e fra poco ne uscirà
un terzo.
Il timbro della tua voce è più aggressivo e rabbioso
di quello a cui ci aveva abituato Miro Sassolini...
È la grossa novità dei Diaframma. Musica e voce che escono
di getto, immediate... La vera forza è la semplicità.
A cosa ti riferisci quando parli di "finto cuore" o di "mostro che
hai davanti"?
Il vero cuore è molto difficile mostrarlo. Spesso noi parliamo
di cuore a sproposito. Il mostro sono invece gli ostacoli che abbiamo di
fronte e che dobbiamo abbattere perché ci impediscono di imporci
come persone.