I Diaframma degli ultimi anni hanno attraversato numerose etichette,
mai trovando un partner fisso per più di due dischi, dalla Contempo
alla Flying, ora alla Self, con un'autoproduzione parziale: segno della
grande indipendenza del progetto, della tua scapigliata 'volitività'
o sfortuna, o ancora, scarsa maturità del mercato discografico,
che ha visto molte label chiudere i battenti?
- Tutte e due e nessuna delle due. E' un caso e, tra l'altro, non è
stato sempre così, vedi il caso della collaborazione con la Abraxas.
Come nasce, in quanto tempo, il disco? Procedimenti di composizione...
- Tendenzialmente scrivo quando ho le idee, l'ispirazione, non sono
solito prendere appunti lì per lì e poi ritornarci sopra.
Mi metto a comporre con le idee abbastanza chiare. Questo disco è
un po' la raccolta, secondo me, di tutte le cose che ho scritto, ci sono
momenti molto diversi, che possono richiamare varie soluzioni, anche del
passato. In sostanza spero che il disco venga ascoltato e che possa, anche
solo per una giornata, influire sull'umore, sullo stato d'animo dei miei
ascoltatori, in modi vari e molto diversi. C'è un collegamento anche
con alcune cose del passato, degli anni ottanta, e ci sono brani come "Agosto",
una delle mie preferite in assoluto, scritta di getto, o "Annoiamoci",
un brano che invita ad imparare a convivere con la noia, ormai un elemento
fortemente presente nella vita di tutti.
Molti brani chiamano in causa la memoria, il passato, vedi "La
mia timidezza" o "Qualcuno mi ha amato", e il tutto sembra avvalorato
dalle tue foto da bambino che sono presenti in copertina e nel booklet...
- La scelta della copertina è stata un flash che mi è
piaciuto e mi ha fatto dire 'mettiamola'. "Scenari immaginari" non
è più legato al mio passato personale di altri dischi, racconta
di cose che possono essere lette al passato, ma anche nel presente di oggi,
cose con cui faccio i conti tutti i giorni.
Come vedi i Diaframma, che ormai 'sono' Federico Fiumani da tempo,
in futuro?
- Non lo so, sicuramente, quello che volevo fare era un disco da registrare
e da poter suonare dal vivo. Vedere come i brani venivano accolti. Vivo
abbastanza giorno per giorno, lasciando da parte i discorsi sul futuro.
Come vedi il tuo pubblico attraverso gli anni, nei concerti? Sembra
che il tuo pubblico sia particolarmente giovane...
- Ho modo di conoscere il mio pubblico, e sol parte di esso, durante
l'attività dal vivo. Si è notevolmente rinnovato nel corso
del tempo, ci sono ragazzi molto giovani, che mi seguono dall'inizio degli
anni novanta. In generale la maggior parte è sotto i 25 anni.