Free N°05

INTERVISTA A FEDERICO FIUMANI

tratta da FREE N°5 e realizzata da PAOLO CESARETTI - Spedita da Boil


FREE n° 5

'INTRO'
" Il rock'n'roll stava diventando veramente noioso. Non compravo più di- schi, evitavo i concerti. Andavo ogni tanto al Nashville e una sera suo-navano i Sex Pistols: erano qualcosa di completamente diverso da quello che avevo visto fino ad allora. . . Ricominciai a pensare che la musica do-veva avere un ruolo importante nella nostra vita."
Credo che questo stralcio, tratto da uno dei sempre più numerosi libri riguardanti la musica, sia un po' il manifesto di quelle persone che come me nel 1977 avevano 17 anni e che allora avevano sempre meno voglia di ascoltare musica che da dieci anni era più o meno sempre la stessa. Credo che grazie al Punk molte cose sono cambiate per quel che riguarda il modo di sentire musica e soprattutto di farla. Da tre anni anche in Italia e quindi anche a Firenze è nata una nuova situazione; ogni città ha una sua fisionomia precisa in tal senso: ha i suoi locali, i suoi gruppi, le sue fanzines. Il nuovo rock a Firenze è nato in uno scantinato che si chiamava "Banana moon" , dove, spesso si esibivano gruppi alle prime armi o quasi. Li potevi vedere a due metri di distanza, senza transenne e senza doverti sentire una quasi nullità rispetto a ciò che stava accadendo: proprio questo spirito ha fatto si che la gente oltre che ad ascoltare la musica cominciasse anche a farla. In tre anni molte cose si sono evolute e per un. gruppo che si è..sciolto se ne sono formati almeno e credo che tanti altri ne debbano ancora venire.

FEDERICO FIUMANI

svanisce la differenza tra il nostro amato növo- rock ed un qualunque successo da discoteca, là dove comincia l'unico vero movente della nostra generazione: il terrore della solitudine. (.) La musica è sensazione e memoria. Perchè bisogna tendere bene le orecchie perché essa è nel tempo. La musica è lo stupore dell 'uomo davanti al suo mondo (qui e ora), un modo vero di vivere in esso.

MICHELE GIANNI

Perché Diaframma ? Perché il diaframma ha la particolarità nella macchina fotografica di aumentare o diminuire l'intensità della luce. Perchè il diaframma è un velo sottile che può essere facilmente spezzato e oltrepassato. Voler superare se stessi? Nossignori! Voler reincarnare un mito? Ma neanche per sogno! La musica che viene da una fruizione profonda e meditata, può essere faci1mente riprodotta come in una fotografia. Ma ecco che interviene il diatramma e l' immagine originaria viene sconvolta, smembrata, rarefatta, distorta, aggiungendo elementi della propria sensibilità e creatività. I quattro componenti dei Diaframma sono insieme da poco più di un anno, anche se alle loro spalle hanno precedenti esperienze che li accomunavano. La musica non è fine a se stessa; non solo deve divertire e far riflettere, ma deve anche lasciare una traccia. Con questi presupposti l'intervento della dottrina filo-sofica è inevitabile. "L'uomo è una sintesi di anima e corpo. Ma la sintesi non è pensabile se i due elementi non si uniscono in un terzo. Questo terzo è lo spirito." scrisse Soeren Kierkegaard. Allora perchè non unire anima, corpo e un terzo elemento, lo spirito, e cercare di infondere questa essenza umana nella musica? I Diaframma tendono a sottolineare che prima del musicista viene l'uomo, con tutto l'insieme di sentimenti che si può nascondere dietro questa parola. La musica non è che l'elemento creativo con il quale esprimersi. Ad un suono di chitarra inquieto e nervoso, si contrappone la sezione ritmica (batteria e basso) precisa ed ampiamente disarticolata nel contesto musicale, quasi a voler proporre ritmi tribali appartenuti a qualche segreto rito orgiastico. L'intervento cesellatore e finemente meditabondo della voce, che però si può tramutare anche in un effetto di una forza sconvolgente, è spesso ridotto in minima parte, per lasciare un maggiore spazio alla emozionalità musicale. I testi, che potrebbero apparire come poche righe gettate là, sono vellutati da un sensibile simbolismo. Niente altro.

FREE!: I vostri intenti musicali: c'è chi fa musica per divertire, c'è chi fa musica per pensare, voi?
DIAFRAMMA: Per divertire e per far pensare. Ma per divertire non molto; più che altro per divertirsi, per pensare e per far pensare.Sentiamo più la dimensione di far pensare che di far divertire. Questo perché il divertire è abbastanza normale, insito in un concerto il fatto che uno vada 1ì per divertirsi. Mentre il far pensare è molto meno normale ed anche più difficile, molto più difficile.
FREE!: Come definireste la vostra musica?
DIAFRAMMA: Ma io la racchiuderei in tre stadi: lo stadio emotivo, lo stadio di pensiero, per quanto riguarda i nostri testi, e lo stadio, come dicevamo prima, del divertimento anche se forse rispetto agli altri due è meno importante, c'è anche quello indubbiamente. Quindi più che altro tre stadi e in primo piano quello di pensiero e quello emotivo.
FREE!: Quando si parla di Diaframma vengono inevitabilmente fatti degli accostamenti con i Joy Division. Che cosa ne pensate?
DIAFRAMMA: Io ne sono molto contento, perché in Italia ogni gruppo ha il suo alter ego straniero e forse è un'esigenza. I Gaznevada li accusano di fare Contorsions, Talking Heads, e quando suonarono i Talking Heads a Bologna degli esagitati spinsero sul palco i Gaznevada dicendogli "Guardate, ne siete la brutta copia!" mentre invece i Gaznevada sono un grandissimo gruppo italiano.
E del resto, logicamente, in qualsiasi cosa tu faccia ci sono delle influenze. Ma ciò che non si pone è il problema della copia asso-luta. Cioè quello logicamente sarebbe come dire "basta!". Le influenze esistono, chiaramente, anche se è una cosa molto sogget-tiva.
FREE!: I vostri testi e la vostra musica, che potremo definire 'dark' riflettono un vostro modo di essere e di vivere quotidiano, oppure sono creati per piacere personale, per seguire un filone, diciamo?
DIAFRAMMA: Penso che riflettano profondamente un modo di essere quotidiano, perchè riflettono una possibilità,forse l'ultima possibilità che hai di dire qualcosa a tutti senza la percezione degli altri; l'unico momento nel quale sei veramente solo davanti a te stesso; e il parlare di certe situazioni fa parte del mio modo di vivere, è un fatto insostituibile. Per i testi partiamo da una matrice culturale: la poesia maledetta e la poesia contemporanea in genere. D'altra parte c'è da dire che la nostra è una proposta a livello di pensiero totale sia per quanto riguarda la letteratura, sia per la filosofia, preferibilmente esistenzialista. Il discorso sarebbe molto lungo da affrontare; l'importante è dire che la nostra musica e le nostre concezioni di vita vanno assolutamente di pari passo.

Introduzione ed intervista realizzate da: PAOLO CESARETTI