E' dicembre '81 quando l'Italian Records emette il primo esempio di dark italiano;
il 7'' comprende "Pioggia" e "Illusione Ottica" che con "Circuito
Chiuso" - impressa sul vinile allegato a "Free", fanzine estetizzante che
fotografava certe abitudini decadenti d'allora - e l'Ep Altrove costituiscono le
solide premesse all'album d'esordio, "Siberia".
Federico ricorda: "Eravamo orgogliosi di essere il primo gruppo a fare dark in
Italia, ci piacevano i Joy Division e le altre cose di quell'area, un genere che
Nicola e Gianni mandavano in continuazione nel locale che gestivano allora. A dire
la veritá avrei fatto volentieri a meno di accodarmi a quelle sonoritá
ma loro erano totalmente focalizzati sul post-punk: in quei giorni, contrariamente
a quanto sarebbe avvenuto successivamente, Diaframma era un progetto globale".
Nicola é Vannini, voce del gruppo, che dopo aver eseguito dal vivo e provato
molti dei brani del primo album esce dalla formazione per concentrarsi di lí
a poco in un'avventura, Soul Hunter, che fornirá frutti succosi, Gianni fa
Cicchi di cognome e con Leandro, suo fratello, é la base ritmica del gruppo.
Ad avere la fortuna di dare la propria ugola all'"anthem" per eccellenza del post-punk
italiano é Miro Sassolini: "...é stato un gran bel periodo, ha
incominciato a prendere forma un notevole interesse intorno a noi. Se fai questo
mestiere hai bisogno del successo, dell'approvazione altrui e con "Siberia" i
consensi ci procurarono vero entusiasmo. Dentro eravamo cosí come ci si poteva
vedere, quattro mormoni sempre vestiti di nero, dei ventenni con problematiche molto
esistenziali, ma anche estremamente spontanei. Con i testi di "Siberia" cominciai ad
affinare le arti del mestiere, superando le "poesie musicate" del primo singolo e
di "Altrove; ero ispirato da scrittori come Cechov, avevo letto romanzi
sulla Siberia e mi avevano affascinato". Breve quella stagione per Diaframma; dal
dark tout court la formazione fiorentina s'accomiata con "Tre Volte lacrime" che
sancisce un altro addio, quello dei fratelli Cicchi. Il suono s'affina, la tensione
verso l'irreparabile s'attenua: "C'era una grande sete di melodia, era questo il mio
volere e l'allontanamento dal gruppo di Gianni e Leandro mi mise in una condizione di
totale libertá espressiva; fino a "Siberia" eravamo davvero un gruppo,
io facevo tutti i pezzi ma poi si discuteva e lavorava insieme. Da quel momento
Diaframma ero io, non c'era più nessuno con cui dividere i compiti, gli altri erano
come semplici session men, sotto il profilo decisionale; per me "Tre Volte lacrime" ha
segnato la rottura con il passato e una prima chiarificazione anche a me stesso su ció che
mi premeva realizzare". Un'infatuazione alla melodia che porta a un sorprendente singolo la
cui facciata A é "Io ho in mente te", giá hit epocale dell'Equipe 84:
"Ho sempre avuto un passione per l'Equipe 84 così come per certi cantautori come De Andrè, Conte,
De Gregori". Si interrompe il rapporto con l'Ira che aveva pubblicato i due album e
Diaframma assaggia il calice dell'autoproduzione; "Boxe" estremizza gli intenti del
lavoro precedente e abbandona ogni residuo, anche solo d'immagine, del non lontano passato,
tant'é che in copertina Federico é sul ring in foggia di pugile,
e Sassolini gli regge il gioco in veste di losco manager. L'appiglio simbolico c'é:
"Ho sempre amato la boxe e l'idea del conflitto si prestava a perfezione con le discussioni
avute con l'IRA; avevo una voglia enorme di fare tutto da solo, con entusiasmo artigianale,
e la critica accolse bene il disco, ma la necessitá di avere una struttura che consentisse
il raggiungimento di un pubblico più vasto era troppo forte per essere appagato dal
quel lavoro. Fu importante perchè c'era il primo pezzo cantato da me, "Caldo"".
Che quell'appropriarsi quanto mai lecito del microfono non fosse improvvisato capriccio lo
legittima l'Ep "Gennaio" che segue: "La strada intrapresa con "Caldo" era oramai
l'unica possibile, anche se c'era un rischio rilevante considerato che non avevo mai cantato
in vita mia. Era un po' un ritorno all'idea del punk che mi aveva spinto a mettere su i
Diaframma, al "fallo da te" senza che la tecnica abbia alcuna importanza. Alla fine dell'89
ero lí per mollare tutto, non mi piaceva più il fatto che fosse un altro a cantare,
non mi divertivo più, non avevo più stimoli; passai un mese nomade, di crisi esistenziale,
alla fine mi ritrovai con una nuova giovinezza tanto da vivere una fase di creativitá senza precedenti.
Le paure, i dubbi ti restano sempre, ma era ritornata la voglia".
Di quelle canzoni non apparse in "Gennaio" alcune vanno a far parte di un demo che raggiunge
gli uffici di case discografiche italiane; la Ricordi crede di poter puntare su Fiumani,
l'opportunitá di constatare direttamente la possibilitá infinitamente più ampie per
distribuzione e produzione é allettante. "In Perfetta Solitudine" é l'unica testimonianza,
unitamente al semi-antologico "Da Siberia al Prossimo Week-end", di tale non fortunato
connubio, un album che sposta sensibilmente Diaframma in un territorio limitrofo a quello
cantautorale: "La Ricordi sembrava molto interessata, andammo in studio con Vince Tempera e mi
trovai bene con lui perchè feci ogni cosa come la volevo io, divertendomi molto;
peró le grandi promesse che mi erano state fatte andarono deluse anche perchè
l'uscita di "In Perfetta Solitudine" coincise con l'esplosione di Masini e per ovvie regioni
di fatturato indirizzarono le loro forze su di lui. Volevano che andassi a Sanremo e ció che
ne consegue, ma non avevo nessuna intenzione di seguire quella strada; io credo esclusivamente in
me stesso e cerco di scrivere buone canzoni, poi se i pezzi funzionano o meno sono gli altri a
stabilirlo. É una mia scelta di vita; un'emozione non la codifichi in base a delle regole,
non voglio comporre sotto dettatura». Il seguito é "Anni Luce", che come l'interessante
"Live and Unreleased", che raccoglie inediti e registrazioni dal vivo dall'83 al '91,
viene stampato dalla piccola Abraxas: "La situazione era molto chiara, sapevo quale era il target
di quelle due operazioni e poi per ottenere una liberatoria dalla Ricordi cui ero legato fino al
'92 dovevo obbligatoriamente uscire con un'etichetta di dimensioni modeste; intanto con Abraxas
ho suonato di più e venduto più dischi che con la Ricordi".
Ad un ritorno ad un suono più caldo e genuino e ad un'ispirazione poetica assai elevata,
come d'altronde generalmente é peculiaritá dell'intera parabola Diaframma, corrisponde
una singolare (e sviante?) citazione dylanianana in copertina: "Una citazione circoscritta solo
all'immagine, visto che Dylan non é che mi abbia mai entusiasmato granchè; dava l'idea
di giorni felici, la foto di "Anni Luce", e dentro era cosí per me".
Un ciclo che inevitabilmente si completa ora con il ritorno di Diaframma tra le braccia (o le fauci?)
della Contempo che dieci anni da "Il Ritorno dei Desideri" pubblicó "Altrove"; per la prima volta
affianca Fiumani un produttore in grado di aggiungere qualcosa, perchè svezzato alle medesime radici,
Gianni Maroccolo, e i risultati sono eccellenti: "C'é una costante varietá di stili nell'album, e il
titolo che ho scelto per il lavoro viene proprio da questo mio desiderio di fare musica a 360 gradi senza
vergognarmi di passare da una ballata a un pezzo rock, con brani molto diretti come "Mi Fai Morire" che
scrissi un pomeriggio che ero stato con la mia ragazza e mi faceva veramente morire o "Baciami" che é
una citazione di una cosa di Catullo che mi era piaciuta ai tempi del liceo. Anche se non ho mai
sofferto di nessun tipo di nostalgia nei confronti del mio passato come Diaframma c'é un pezzo che
ricorda un po' i contenuti di "Siberia", "Nè Meglio nè Peggio", in cui parlo di un rapporto nel quale
ci si avverte che se non si conquista il presente é inutile far programmi sul futuro; c'é anche un
brano solo strumentale, il primo in assoluto che ho inciso che si intitola "Come Saró tra Vent'Anni",
e che proprio per il motivo che non saró é senza testo. É un tentativo se vuoi di far parlare i testi
laddove non ci sono; avevo un altro pezzo solo musicale, "La Donna Ideale", ma non é entrato nel disco
per motivi di spazio. Non c'é testo perchè la donna ideale non esiste, é sempre la prossima; puó essere
considerato il mio testamento definitivo sull'argomento".
Sono solo canzonette
Federico Fiumani e la sua inossidabile coerenza, la determinazione feroce a seguire il proprio istinto
a rifiutare le mode: "Sono sempre stato sincero nelle cose che ho fatto: il punk é stato la scintilla
che ha permesso che scaturisse ció che avevo dentro; nei miei diciotto anni avevo bisogno di
quell'approccio. Dal dark ho voluto staccarmi immediatamente quando avrei potuto comodamente allestire
almeno un altro paio di dischi sulla falsariga di "Siberia", ma avevo altre esigenze. In tredici anni di
mode ne ho viste passare tante dal punk al metal, dalla psichedelia al grunge, e ogni volta ho ascoltato
affermazioni come "la psichedelia é la musica del futuro" oppure "esiste solo il rap"; io sono stato
sempre collocabile in un genere diverso da quello che riceveva facili consensi e rispetto a tanti che
hanno cavalcato l'onda del momento, io sono ancora qui, altri non ci sono più. É il messaggio
lievemente polemico che suggerisce il video di "Underground", ci siamo noi sul palco a suonare, sempre
vestiti allo stesso modo, e un ragazzo e una ragazza che vengono a vederci una volta mascherati da
psichedelici, una volta da metallari, una volta da punk. Io rimango lo stesso, mentre attorno c'é chi
si getta tra le braccia del trend del momento. Guarda a questi pseudo-appassionati modaioli di roba
come i Dinosaur Jr o Nirvana, del noise con le melodie orecchiabili; ora vanno i muri di chitarre e
il cantato melodico e questa gente paga il suo pegno al rock con i chitarroni, ma in realtá gli piacciono
le canzonette. Poi magari se fai dal vivo, come abbiamo fatto, un pezzo come "Una Carezza in un Pugno", che
non é certo una canzone d'autore, ma mi piace, ti dicono: "Coglione , ti piace la canzonetta", senza
rendersi conto che quello che ascoltano non sono altro che canzonette con chitarre distorte. Comunque,
contenti loro... io delle mie idee non mi vergogno davvero, e questo, insieme all'impegno di fare solo
ció che sento, é il criterio con cui porto avanti, con lo stesso entusiasmo di sempre, Diaframma".