Roma giugno 1993
Recensione di un concerto dei Diaframma a Roma tratta dal Mucchio selvaggio giugno 1993. Scritto da Giancarlo Susanna Č un itinerario un po' atipico, quello dei Diaframma. Protagonisti con Litfiba e Moda di una stagione esaltante, quando Firenze era il centro motore del nuovo rock italiano. I Diaframma hanno sempre seguito l'estro e gli impulsi del loro leader carismatico, Federico Fiumani, passando dallo status di "promessa" a quello di "cult band" per eccellenza. Bastava guardare il gruppetto di fans scatenati che si agitavano davanti al piccolo palco del Classico per prendere atto che la trasformazione dei Diaframma si č definitivamente compiuta. Nei testi di Federico, sempre molto belli ed emozionanti, questi ragazzi molto giovani (17/18 anni) li riconoscono completamente, li imparano a memoria, li cantano in coro. E sono ragazzi "qualsiasi", non connotati da un abbigliamento particolare o dai tipici segnali che i seguaci del rock utilizzano per riconoscersi tra loro. Facce pulite, capelli corti, li possiamo incontrare tutti i giorni per le strade delle nostre cittā. Federico li trascina con il suo romanticismo, con le sue storie d'amore un po' disperate, cantando con quel suo modo un po' sgraziato, facendosi accompagnare da un gruppo talvolta troppo approssimativo. Se non ci fossero altri motivi (e ce ne sono molti), Federico meriterebbe la nostra stima per la caparbietā con cui insegue il suo sogno, per l'onestā con cui la sua vita e la sua musica si specchiano l'una nell'altra. In un altro paese i Diaframma sarebbero popolari e una canzone come "L'odore delle rose" (tratta da "Anni luce", l'ultimo album del gruppo fiorentino) sarebbe in cima alle classifiche, ma siamo in Italia e le condizioni non certo esaltanti in cui vive la nostra canzone d'autore lasciano poche speranze. Mentre le Miette e i Canini popolano i sogni di migliaia di adolescenti con le loro canzoncine melense, i Diaframma si inerpicano sulle pareti ripide della poesia coniugata col rock. Vederli dal vivo, nonostante le sbavature e le imprecisioni, č sempre un'esperienza che merita di essere vissuta. |